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Il tempio di Goa Gajah è inserito all’interno di un parco archeologico. Si ritiene che sia stato costruito intorno al IX secolo d.C. e presto utilizzato come santuario. Fu scoperto al mondo occidentale, però, solo nel 1923 grazie all’intervento di un gruppo di archeologi olandesi.
L’origine del santuario è stata desunta proprio dallo studio dello stile architettonico del complesso, in cui si nota la compresenza di elementi tipici del buddhismo e dell’induismo. La filosofia induista cominciò ad influenzare la cultura balinese proprio in quel periodo storico.
La Grotta dell’Elefante
La Caverna dell’Elefante costituisce l’attrattiva più interessante dell’intero parco archeologico. L’entrata della grotta è data da un’enorme bocca sormontata dalla testa del dio indù Bhoma. L’entrata vuole simboleggiare il passaggio dalla vita ad un mondo sotterraneo.
Una volta all’interno, il tempio si sviluppa in un’ambiente a forma di T, dove si possono notare due nicchie vicino all’entrata. Sulla sinistra una statua di Ganesh, la divinità indù che ha le fattezze di un elefante e sulla destra le effigi di “lingam” e di “yoni”, ovvero le fattezze maschili e femminili del dio Shiva.
Il lungo corridoio principale è adornato da rilievi che raffigurano i demoni della religione induista e conduce alle vasche per i bagni sacri che vennero portate alla luce solo nel 1950. Le vasche sono di forma rettangolare e sono adornate da statue che rappresentano le “bidadari” ovvero quelli che per la religione induista sono gli spiriti femminili dell’acqua e delle nuvole. Solitamente queste vasche venivano costruite nei luoghi sacri per permettere ai pellegrini di purificarsi prima di fare offerte agli dèi e dedicarsi alle preghiere.